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COMUNICARE… COMUNICANDO

"I DISTURBI DI PERSONALITA' "

 

Il DSM  (The Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) definisce i Disturbi di Personalità come:

“un modello di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative culturali dell’individuo, è pervasivo e inflessibile, esordisce nell’adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel tempo e determina disagio o menomazione”.

 

Proviamo a tradurre e interpretare quanto sopra partendo dal presupposto che tutti noi siamo caratterizzati da TRATTI DI PERSONALITA’ ovvero da modi di percepire noi stessi e gli altri, modi di pensare e rapportarsi con il mondo, nei diversi contesti sociali e personali.

Ad esempio,  le persone tendono a gestire i problemi e le situazioni in generale con delle modalità che ricorrono nei diversi contesti, al lavoro,  in famiglia… alcuni cercano aiuto e supporto, altri preferiscono fronteggiare tutte le situazioni difficoltose in totale autonomia, alcuni individui minimizzano i problemi mentre altri li esagerano, alcune persone amano essere al centro dell’attenzione altre rifuggono il confronto diretto con gli altri…e via dicendo.           

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"COMUNICARE...

COMUNICANDO"

Immersi in un mare magnum di messaggi culturali, sociali, televisivi… sentiamo sempre più spesso parlare di Comunicazione come capacità specifica da apprendere e migliorare. Un consiglio, un avvertimento, ma anche un monito che ogni genitore conosce recita: “parlare con i figli è fondamentale”.
Da qui nasce il grande problema della comunicazione, ma parlare con i figli è un problema? È una necessità? È un dovere?
Le domande più frequenti che i genitori pongono agli psicologi possono essere:

  • dove abbiamo sbagliato?

  • perchè si comporta così?

  • è colpa nostra?

  • perchè è così svogliato, testardo, irascibile, taciturno?

 

Specialmente in alcuni momenti di passaggio (l’ingresso a scuola, l’adolescenza..)

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"IL CAMBIAMENTO"

 

Chi intraprende per la prima volta una psicoterapia è mosso spesso dalla ricerca di un cambiamento nella propria vita, che sia nella sfera familiare, relazionale, lavorativa...e è pronto a investire tutte le sue energie e tutte le sue risorse per ottenere la soluzione del suo problema.

Ma che cos'è il cambiamento?

"I nove punti che si vedono nella figura devono essere collegati da quattro linee rette senza sollevare la matita dal foglio...."

"Quasi tutti quelli che tentano per la prima volta di risolvere questo problema introducono, come parte della loro soluzione del problema, una ipotesi che invece rende impossibile la soluzione. L'ipotesi è che i punti formino un quadrato e che la soluzione si debba trovare dentro tale quadrato,  una condizione autoimposta che non viene certo data nelle istruzioni....si può percorrere tutta la gamma delle possibilità di cambiamento esistenti dentro il quadrato, ma non si riuscirà mai a risolvere il compito...

"La soluzione consiste semplicemente nel cambiare un insieme di premesse..." 

(dal libro "Change" di Watzlawick, Weakland e Fisch, 1974. Pag. 39 e 40)

La psicoterapia lavora sulle lenti che il paziente usa per leggere il mondo che lo circonda, quali sono le sue premesse? E come le usa nei diversi ambiti della sua vita? 

 

“TUTTO ANDREBBE BENE SE NON FOSSE PER…”

L’utilizzo del sintomo in terapia familiare


Quando la famiglia arriva per la prima volta in terapia porta all’attenzione del terapista uno dei suoi membri (solitamente un bambino o un adolescente) segnalandolo come problematico.

In terapia familiare si utilizza il termine sistema per indicare l’intera famiglia, ovvero un’entità che è più della semplice somma matematica di tutti i suoi membri (madre padre e figli).

La prima immagine è quindi quella di un sistema/famiglia che si presenta diviso in due parti, con un confine netto tra la parte sana e la parte "malata" (il membro da curare, ovvero il paziente designato).

“Tutto andrebbe bene se non fosse per…..”
Il paziente, allora, non è solo colui che subisce ed esibisce unsintomo, ma, paradossalmente, diventa esso stesso identificabile con quel sintomo. Si parla quindi di figlia anoressica, bambino che non parla, adolescente ribelle….

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